Serena Ciccone è un’ artista visuale. La ricerca di Serena Ciccone nasce dall’esigenza di trovare un senso in ciò che appare effimero e transitorio. Lavora in relazione a spazi e figure il cui vuoto suggerisce l’esistenza di altre realtà. Per questo motivo, le mie opere richiamano potenziali interventi, anche solo immaginati.
Photo Credits Giulia Pontoriero

Photo Credits Francesco Segreto
Chi lavora nel campo dell’arte visiva sa bene che creare un’immagine va oltre un semplice desiderio di espressione. Infatti, la pratica visiva rappresenta una vera indagine intuitiva. Quando viene supportata da studi multidisciplinari, può generare risultati sorprendentemente innovativi. Inoltre, il mio percorso artistico mi ha portato a esplorare la realtà e me stessa attraverso stati sempre più sottili, fino ai limiti del visibile.
Di conseguenza, la mia attenzione si è gradualmente spostata dalla ritrattistica a una ricerca più fenomenologica, concentrata su luce, spazio e percezione. Allo stesso tempo, le architetture del quartiere romano Tufello hanno avuto un ruolo fondamentale. Infatti, mi hanno permesso di osservare dettagli, sfumature, luci e ombre con intensità nuova. Inoltre, lo studio di testi filosofici sulla possibilità e impossibilità di perdersi nelle città mi ha aiutata a trasformare queste riflessioni in una metodologia concreta per il mio lavoro artistico.
Parallelamente, osservando lo spazio urbano circostante, ho imparato a valorizzare gli spazi vuoti, riconoscendoli come una vera forma di energia. Secondo diverse tradizioni filosofiche, orientali e occidentali, incluso lo gnosticismo, il vuoto non rappresenta assenza, ma una manifestazione feconda di energia. Pertanto, anche in un’epoca di sovrapproduzione di immagini, il segno e il simbolo possono conservare il loro significato, se osservati con attenzione.
Di fronte a questa considerazione fortemente politica, ho avvertito l’urgenza di affrontare il problema del vuoto nell’arte visiva. Di conseguenza, ho cercato soluzioni visive capaci di dare senso a ciò che stavo narrando. Infatti, il vuoto, tanto temuto dall’uomo del passato, permette l’inserimento di una pausa o di un respiro. In questo spazio, è possibile rinnovare se stessi e le proprie idee. Inoltre, il vuoto diventa un’occasione per creare e proporre soluzioni artistiche nuove, capaci di arricchire la narrazione visiva e stimolare l’innovazione creativa.
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foto archivio mostra Vuoto Fecondo https://serenaciccone.it/vuoto-fecondo/